giovedì 30 novembre 2017

BANCA ETRURIA: NEL MIRINO DEI PM ANCHE CONSOB E BANKITALIA

Banca d’Italia dice di "non ha mai sostenuto il matrimonio con popolare di Vicenza". È quanto evidenziano fonti di via Nazionale, in riferimento all'audizione di oggi del Procuratore di Arezzo Roberto Rossi in Commissione di inchiesta. Dopo le ispezioni del 2013, e le irregolarità emerse, si spiega, Bankitalia "ha chiesto ad Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l’aggregazione con un partner di elevato standing". 


La scelta del partner "è stata rimessa all’autonoma valutazione degli organi aziendali". E, si puntualizza, "non poteva che essere cosi, perché nell’ambito dell’autonomia imprenditoriale che caratterizza qualsiasi banca, la scelta del partner è di competenza della banca stessa". 

In linea con ciò, l’ipotesi di aggregazione "è stata avanzata autonomamente da Vicenza nel 2014". Il negoziato tra le due banche, ricordano le stesse fonti, "non è andato a buon fine perché non si sono messe d’accordo e quindi non è stata avanzata alcuna richiesta di aggregazione".

Ma la procura di Arezzo sta svolgendo «approfondimenti» d’indagine sul ruolo di Banca d’Italia e Consob nella vicenda di Banca Popolare dell’Etruria. Le parole del procuratore di Arezzo Roberto Rossi, pronunciate nella parte secretata della sua audizione di fronte alla commissione d’inchiesta sulle banche - e riferite da fonti di vari schieramenti politici -, sono le più clamorose di una seduta già di per sé movimentata. Al momento, secondo quanto ricostruito, il fascicolo aperto da Rossi non prevede indagati né reati. Nel caso che emergessero possibili reati, l’inchiesta dovrebbe essere trasferita da Arezzo a Roma, la procura competente territorialmente. 

Bankitalia, quindi, "ha contestato ad Etruria non la mancata aggregazione con Vicenza ma il fatto che l’unica proposta di aggregazione ricevuta, che era proprio quella di Vicenza, non fosse stata portata a conoscenza dell’Assemblea, unico organismo cui spettava la decisione". Si trattava, si osserva, di "un comportamento sintomatico di un impegno del tutto inadeguato nell’affrontare le difficoltà segnalate dalla Vigilanza, riconducibile all’esigenza di preservare a qualsiasi costo radicamento territoriale e autonomia della banca". Banca Etruria, dunque, "fu commissariata non perché non si fece acquisire da Vicenza, ma in quanto sono state rilevate gravi perdite patrimoniali (tali da portare il patrimonio significativamente al di sotto dei minimi regolamentari) e irregolarità".

Fonte: ADN Kronos 

mercoledì 29 novembre 2017

BANCA MARCHE: QUER PASTICCIACCIO BRUTTO TRA CONSOB E BANKITALIA

LA STAMPA oggi denuncia alcune lacune nello scambio di informazioni per l’aumento di capitale del 2012. Lecito citare Gadda in questi casi.

La sede di Banca Marche, a Jesi (Ancona)
La sede di Banca Marche, a Jesi (Ancona)



Chiamiamole «vischiosità» informative, come fa qualcuno. Sta di fatto che la comunicazione tra Consob e Bankitalia evidentemente non ha funzionato. Dopo i casi di Popolare Vicenza (2009) e Veneto Banca (2013) c’è anche il caso di Banca Marche. Anche qui, il meccanismo (previsto dall’articolo 4 del Testo unico della finanza) si è inceppato. 

Siamo nel dicembre del 2011, quando la Consob scrive alla Banca d’Italia per la consueta richiesta di scambio d’informazioni. Banca Marche ha appena depositato il prospetto informativo per un aumento di capitale da 180 milioni di euro e Consob chiede «ogni elemento utile ai fini dell’istruttoria». Nella lettera vengono forniti dati sul Tier1 e sul Total capital ratio, precisando che l’istituto presenta una eccedenza di capitale consistente rispetto ai requisiti minimi. Poi si sottolinea che le ispezioni condotte nel 2010 hanno evidenziato una serie di carenze: tensioni di liquidità, carenze nel processo di concessione del credito e nel governo societario. «La banca - aggiunge Bankitalia nella sua risposta alla Consob - ha avviato una serie di iniziative volte a rimuovere le lacune sopra evidenziate. Sul punto sono in corso valutazioni da parte della Banca d’Italia». La lettera è datata 28 dicembre, un mercoledì. Poi c’è Capodanno, la Befana, un week-end e si arriva al 9 gennaio, lunedì. Quando il governatore scrive una lettera perentoria ai vertici di Banca Marche. Dove si dice che gli impegni presi vanno nella direzione giusta ma non sono soddisfacenti, che la banca «permane caratterizzata da elementi di anomalia» e che gli interventi di carattere finanziario «appaiono (...) difficilmente realizzabili». Infine pone una serie di condizioni, ponendo il termine per 30 settembre, quando verrà effettuata una verifica della esecuzione delle misure richieste. La banca verrà poi commissariata nell’estate del 2013. 

Fonti di Bankitalia sostengono che non c’è contraddizione tra le due lettere. La vicenda è riportata nel sito di Bankitalia in questi termini: l’aumento viene chiesto da Bankitalia e «la Consob, che autorizzò la pubblicazione del relativo prospetto informativo, era stata sinteticamente informata a fine dicembre 2011 dell’esito delle tre ispezioni, sulla base del quale la Vigilanza chiese poi alla banca, ai primi di gennaio 2012, incisivi interventi correttivi». 

La diversità delle comunicazioni a Consob (hanno preso impegni e li stiamo valutando) e alla banca (gli impegni non sono sufficienti e dovete fare altro) è evidente. Al punto che Consob sanziona gli ex vertici di Banca Marche per non aver comunicato alla Commissione la lettera di Visco, che conteneva «talune informazioni» che avrebbero dovuto essere inserite nel prospetto, come ha confermato la sentenza d’appello che ha rigettato il ricorso degli ex consiglieri. Cosa cambia tra Capodanno e la Befana non è affatto chiaro.  

L’aumento andò in porto nei mesi successivi, con un ampia partecipazione dei soci grandi e piccoli che in 30 mila circa sottoscrissero le nuove azioni. Diventando, dopo la risoluzione, una delle pietre angolari delle accuse contro gli ex vertici. Oggi sarà proprio la procuratrice capo di Ancona, Elisabetta Melotti, ad essere audita dalla commissione d'inchiesta sul sistema bancario. Ieri è stata invece Barbara Cavalo, sostituta procuratrice di Ferrara, a parlare di «vuoto normativo» in relazione alle comunicazioni tra Consob e Bankitalia.  

L'articolo, de La Stampa è di Gianluca Paolucci 

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martedì 28 novembre 2017

EUROPARLAMENTO AVVERTE: ALLARME BANCHE PER DEBITO SOVRANO

A gennaio gli stress test che considerano anche i Btp comprati dagli istituti. Per quelli italiani si tratta di una «mina» da quasi 320 miliardi di euro



Il giornale Libero punta oggi l'attenzione sulla Vigilanza europea, quella guidata dalla squadra di Daniele Nouy, che è tutta concentrata sulle sofferenze, come si è visto dalle nuove regole formulate dalla Bce con il cosiddetto «addendum» alle linee guida per la gestione dei crediti deteriorati la cui legittimità è stata bocciata anche dal servizio giuridico del Consiglio Ue con un parere arrivato ieri sul tavolo dei ministri delle finanze europei.

Francoforte sta anche pensando alla creazione di una nuova piattaforma unica che funga da banca dati per i non performin loans.

In realtà, spiega Libero,  c'è anche un'altra mina innescata dentro ai bilanci degli istituti del Vecchio Continente: l'esposizione al debito sovrano dei singoli Stati. Per la sola Italia parliamo di circa 319 miliardi di Btp in pancia alle banche.

E anche se Bankitalia ammette nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria che l'ammontare di titoli pubblici italiani nel portafoglio delle banche è sceso di 33 miliardi, purtroppo ad alleggerirsi sono state soprattutto le big del credito (per 29 miliardi) mentre le banche più piccole, che strutturalmente detengono una quota più elevata di titoli pubblici, la riduzione è stata solo di un punto percentuale. 

Il tema è d'attualità visto che per le principali 50 banche europee (tra cui quattro italiane ovvero UniCredit, Intesa Sanpaolo, BancoBpm e Ubi) si prospetta un nuovo round di stress test. E a finire nel mirino delle prossime prove di resistenza messe a punto dall'Eba - l'autorità bancaria europea- saranno anche i rischi derivanti dall'esposizione ai titoli sovrani che vengono compresi nel rischio di credito e nel rischio di mercato: nel dettaglio saranno applicati shock al portafoglio dei titoli sovrani per verificare la capacità di assorbire le eventuali perdite.

Le valutazioni partiranno a gennaio mentre i risultati saranno resi pubblici il 2 novembre del 2018.