mercoledì 29 novembre 2017

BANCA MARCHE: QUER PASTICCIACCIO BRUTTO TRA CONSOB E BANKITALIA

LA STAMPA oggi denuncia alcune lacune nello scambio di informazioni per l’aumento di capitale del 2012. Lecito citare Gadda in questi casi.

La sede di Banca Marche, a Jesi (Ancona)
La sede di Banca Marche, a Jesi (Ancona)



Chiamiamole «vischiosità» informative, come fa qualcuno. Sta di fatto che la comunicazione tra Consob e Bankitalia evidentemente non ha funzionato. Dopo i casi di Popolare Vicenza (2009) e Veneto Banca (2013) c’è anche il caso di Banca Marche. Anche qui, il meccanismo (previsto dall’articolo 4 del Testo unico della finanza) si è inceppato. 

Siamo nel dicembre del 2011, quando la Consob scrive alla Banca d’Italia per la consueta richiesta di scambio d’informazioni. Banca Marche ha appena depositato il prospetto informativo per un aumento di capitale da 180 milioni di euro e Consob chiede «ogni elemento utile ai fini dell’istruttoria». Nella lettera vengono forniti dati sul Tier1 e sul Total capital ratio, precisando che l’istituto presenta una eccedenza di capitale consistente rispetto ai requisiti minimi. Poi si sottolinea che le ispezioni condotte nel 2010 hanno evidenziato una serie di carenze: tensioni di liquidità, carenze nel processo di concessione del credito e nel governo societario. «La banca - aggiunge Bankitalia nella sua risposta alla Consob - ha avviato una serie di iniziative volte a rimuovere le lacune sopra evidenziate. Sul punto sono in corso valutazioni da parte della Banca d’Italia». La lettera è datata 28 dicembre, un mercoledì. Poi c’è Capodanno, la Befana, un week-end e si arriva al 9 gennaio, lunedì. Quando il governatore scrive una lettera perentoria ai vertici di Banca Marche. Dove si dice che gli impegni presi vanno nella direzione giusta ma non sono soddisfacenti, che la banca «permane caratterizzata da elementi di anomalia» e che gli interventi di carattere finanziario «appaiono (...) difficilmente realizzabili». Infine pone una serie di condizioni, ponendo il termine per 30 settembre, quando verrà effettuata una verifica della esecuzione delle misure richieste. La banca verrà poi commissariata nell’estate del 2013. 

Fonti di Bankitalia sostengono che non c’è contraddizione tra le due lettere. La vicenda è riportata nel sito di Bankitalia in questi termini: l’aumento viene chiesto da Bankitalia e «la Consob, che autorizzò la pubblicazione del relativo prospetto informativo, era stata sinteticamente informata a fine dicembre 2011 dell’esito delle tre ispezioni, sulla base del quale la Vigilanza chiese poi alla banca, ai primi di gennaio 2012, incisivi interventi correttivi». 

La diversità delle comunicazioni a Consob (hanno preso impegni e li stiamo valutando) e alla banca (gli impegni non sono sufficienti e dovete fare altro) è evidente. Al punto che Consob sanziona gli ex vertici di Banca Marche per non aver comunicato alla Commissione la lettera di Visco, che conteneva «talune informazioni» che avrebbero dovuto essere inserite nel prospetto, come ha confermato la sentenza d’appello che ha rigettato il ricorso degli ex consiglieri. Cosa cambia tra Capodanno e la Befana non è affatto chiaro.  

L’aumento andò in porto nei mesi successivi, con un ampia partecipazione dei soci grandi e piccoli che in 30 mila circa sottoscrissero le nuove azioni. Diventando, dopo la risoluzione, una delle pietre angolari delle accuse contro gli ex vertici. Oggi sarà proprio la procuratrice capo di Ancona, Elisabetta Melotti, ad essere audita dalla commissione d'inchiesta sul sistema bancario. Ieri è stata invece Barbara Cavalo, sostituta procuratrice di Ferrara, a parlare di «vuoto normativo» in relazione alle comunicazioni tra Consob e Bankitalia.  

L'articolo, de La Stampa è di Gianluca Paolucci 

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