giovedì 28 dicembre 2017

I TITOLI TOSSICI DELLE BANCHE UE: UN RISCHIO DA 6.800 MILIARDI

6.800 miliardi di titoli illiquidi nei bilanci delle banche UE. 3/4 di questi in Francia e Germania. I titoli illiquidi sono quelli che non hanno un mercato di riferimento e dunque non hanno un prezzo certo al quale iscriverli in bilancio. Come vengono definiti i valori di bilancio? 


Messi insieme formano una montagna, nei bilanci delle banche europee, che vale 6.800 miliardi di euro tra attivi e passivi. Si tratta di 12 volte l’ammontare dei crediti in sofferenza. Eppure di titoli illiquidi (quelli che una volta venivano chiamati tossici e che sono catalogati in bilancio al «Livello 2» e «Livello 3») si parla molto meno, sebbene rappresentino un rischio altrettanto importante. 

Ne parla oggi Il Sole 24 Ore in un articolo dal titolo: Banche Ue e titoli tossici, un rischio da 6.800 miliardi


La Banca d’Italia, in uno studio che sarà pubblicato oggi, lo certifica nero su bianco: non solo i titoli illiquidi sono opachi e complessi, non solo potrebbero essere soggetti a shock di prezzo, ma soprattutto rischiano di sconquassare i bilanci delle banche che li detengono

Sulle "sofferenze bancarie" peraltro SDL Centrostudi ha pubblicato negli ultimi due anni numerosi avvertimenti ai propri clienti e correntisti. 



Nelle ultime settimane uno dei temi più importanti è stato quello delle sofferenze bancarie, in particolare in NPL, noti anche con il nome di crediti deteriorati. La BCE, per tentare di regolamentarne la presenza all’interno dei bilanci bancari, aveva recentemente avanzato una proposta che richiederebbe ai maggiori istituti dell’Eurozona di svalutare integralmente entro due anni le nuove sofferenze non assistite da garanzie (per quelle garantite da immobili, il termine verrebbe fissato a sette anni). Continua la lettura…

mercoledì 27 dicembre 2017

BANCHE: FALLIMENTO IN PARLAMENTO. E C'È CHI RIDE ALLE SPALLE DEI RISPARMIATORI

Una bella fregatura per i correntisti e i risparmiatori e le imprese danneggiate dalle banche: in questi giorni più che un'indagine, i lavori della commissione d'inchiesta che avrebbe dovuto fare chiarezza sono sembrati una sfilata di vip con una sola finalità: prepararsi alla prossima tornata elettorale.



Neppure gli attori principali hanno dato la benché minima spiegazione: né la Boschi, che ha monopolizzato i media in queste ultime settimane,  né Draghi, colui che gli Istituti Bancari li ha salvati.  4.000 documenti prodotti che non serviranno a chiarire responsabilità.  

Il dramma di milioni di investitori sono confluiti infatti in oltre 4000 documenti su argomenti su cui speculare in campagna elettorale. Un vero e proprio scaricabarile di responsabilità, come ha già fatto rilevare più volte SDL Centrostudi. Tanto che, probabilmente, ci saranno quattro relazioni finali: quella del Pd, che assolverà la Boschi e accuserà la Consob, salvando però Bankitalia con cui di questi tempi occorre andare d' accordo, quella di Brunetta che sosterrà che è tutta colpa del golpe antiberlusconiano del 2011, quella di Cinquestelle e della sinistra, demagogica faziosa e antirenziana, e quella del centrista, ex aennino, Augello,, severa, corretta ma senza conseguenze. 

Non si fa quasi mai fatto accenno alle sofferenze delle banche italiane: i crediti deteriorati da sofferenze bancarie.  

È stato dunque tutto un teatrino della politica, con le banche come mero pretesto: lo dimostra il fatto che la vicenda Boschi-Etruria abbia monopolizzato i lavori ci dice della direzione in cui soffia il vento.




SDL Centrostudi fin dalla sua fondazione ha monitorato centinaia di migliaia di conti correnti, sia tradizionali sia online, per evitare che i risparmiatori venissero truffati dall’istituto di credito al quale si rivolgono per depositare i propri soldi. 

Oltre 150mila persone assistite in 7 anni, 407.943 pre-analisi gratuite effettuate sulle condizioni economiche di consumatori e soggetti in difficoltà, e ben più di 65.000 perizie effettuate su conti correnti e rapporti bancari in essere di privati e imprese strappati alla finanza spregiudicata messa in atto da finanziarie e istituti di credito di vario genere: tutti numeri che, nel complesso, hanno permesso sino a oggi di recuperare somme illecite sottratte agli italiani da Fisco, Equitalia, erario e banche per un totale complessivo di circa 240 milioni di euro. 

mercoledì 20 dicembre 2017

GHIZZONI: "BOSCHI MI CHIESE SE POTEVAMO ACQUISTARE BANCA ETRURIA"

È giunto il giorno più atteso e l’audizione più invocata per il caso Boschi: l’audizione di Federico Ghizzoni, l'ex ad di Unicredit, tirato in ballo da Ferruccio De Bortoli nel libro Poteri forti (o quasi), davanti alla Commissione Banche. 


Secondo l'ex direttore del Corriere della Sera, Maria Elena Boschi si rivolse a Ghizzoni per chiedergli di valutare l'acquisizione della disastrata Banca Etruria. Versione nei fatti confermata durante la sua audizione dall'ex ad Unicredit.


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Secondo quanto dichiarato da Ghizzoni di fronte alla commissione d'inchiesta, la risposta all’ex ministro, ora sottosegretario, fu la seguente: “Nell'incontro con la ministra Boschi del 12 dicembre 2014 partecipai da solo. La ministra Boschi mi manifestò la sua preoccupazione non tanto per le banche in crisi, parlavamo di Mps e Etruria, quanto l’impatto negativo per il territorio", in particolare una riduzione dell’offerta e quindi un impatto negativo per le famiglie e le piccole imprese che sono il cuore della Toscana. 
Feci presente da parte mia che condividevo questo aspetto anche se per me banche sane avrebbero preso nel tempo quel posto. Boschi mi chiese se era pensabile per Unicredit un intervento su banca popolare dell’Etruria. Risposi che per acquisizioni non ero grado di dare una risposta positiva o negativa, ma che avevamo già avuto contatti con la banca e che avremmo dato risposta. Cosa su cui il ministro convenne. Fu un colloquio cordiale e non avvertii pressioni da parte della ministra”.

Secondo quanto dichiarato da Ghizzoni, la richiesta c'è stata, ma non ha leso la capacità di Unicredit di decidere in maniera indipendente relativamente all’acquisizione.

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SCARICABARILE AL GOVERNO PER IL CRAC BANCA ETRURIA.

Davanti alla commissione parlamentare sulle banche, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è stato lapidario: “Non ho mai autorizzato nessuno ad andare a parlare su questioni bancarie né richiesto che membri del governo venissero a riferire a me” relativamente ai contatti con il mondo bancario.

boschi padoan etruria

La causa di questa netta presa di posizione è abbastanza intuibile: le domande dei componenti della commissione sul caso politicamente più bollente, quello che coinvolge la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi.

E quando un esponente del centrodestra gli chiede se sia stato lui ad autorizzare lei o il ministro Delrio ad incontrare personaggi del mondo del credito per discutere della crisi di Banca Etruria, la risposta è secca: no, mai. Secondo quanto dichiarato dal ministro, la gestione dei casi bancari è prerogativa del ministro delle Finanze che ne parla con il presidente del Consiglio, spiegando inoltre che le discussioni sulle banche in difficoltà erano la norma con Matteo Renzi, mentre raramente erano coinvolti gli altri membri del governo.

Il pensiero delle opposizioni relativamente a queste risposte è chiaro: il ministro Padoan ha scaricato il sottosegretario Boschi. È da tenere conto però che la domanda era precisa, e molto difficilmente la risposta avrebbe potuto essere diversa. Padoan stesso, finita l'audizione davanti alla commissione, precisa immediatamente che le interpretazioni in questo senso sono strumentali.

E non potrebbe essere diverso, visto che le elezioni si avvicinano. Fra le altre cose, viene chiesta a gran voce un'audizione della sottosegretaria in Commissione, che il Pd esclude, dato che «Il calendario è stato deciso all'unanimità. Abbiamo mediato e abbiamo scelto di escludere alcune richieste e far posto ad altre. Se oggi si riapre, bene: ma serve l'unanimità e non si può riaprire tutto solo per Boschi», secondo quanto dichiarato da Matteo Orfini.


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sabato 16 dicembre 2017

BANCA ETRURIA, CONSOB E GOVERNO: SEMBRA SEMPRE PIÙ UN FILM DI ALBERTO SORDI

"Il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, è in scadenza (non rinnovabile) ma per 7 anni ai vertici non ha sfoggiato la capacità di distogliere l’attenzione del pubblico, come quando si realizza un trucco di magia, in gergo misdirection" . È quanto scrive oggi Il Foglio 




È solo l'ultima delle rivelazioni del quotidiano. 

Inoltre secondo quanto raccontato dal dg della Consob Giuseppe D'Agostino durante il suo intervento davanti alla Commissione Banche, Banca Etruria, una delle banche fallite della quale la commissione stessa si occupa e nell’occhio del ciclone perché gestita dal padre di Maria Elena Boschi, nel 2012-13 avrebbe operato e sollecitato il pubblico risparmio "senza un quadro informativo corretto circa le criticità in cui si trovava" e "ha taciuto le criticità ai risparmiatori, informazioni su rilievi Bankitalia solo 4 anni dopo"




Le  operazioni di aumento di capitale per 320 milioni di euro complessivi, giustificate come riallineamento alla regolamentazione patrimoniale, in realtà servivano alla sopravvivenza della banca e sono state effettuate "tacendo criticità e anomalie di cui la Banca aveva avuto consapevolezza". Queste operazioni sono inoltre state effettuate tacendo le anomalie di cui Etruria era consapevole, anche dopo le indicazioni ricevute da Bankitalia già a partire da luglio 2012".

Secondo quanto riportato da Giuseppe D'Agostino "Banca Etruria ha proceduto alla propria patrimonializzazione (conversione del prestito subordinato per 109,9 milioni di euro, avvenuto a dicembre 2012, aumento di capitale di 100 milioni di euro avvenuto nel giugno 2013 ed emissioni dei prestiti obbligazionari subordinati per complessivi 110 milioni di euro), senza mai dichiarare di essere in una situazione di grave criticità gestionale e patrimoniale, così come indicato dalla Vigilanza già nel luglio 2012". Tale "comportamento omissivo è stato reiterato dalla banca anche nel dicembre 2013, in occasione della diffusione al mercato delle criticità evidenziate dalla Banca d'Italia, a seguito dell'ispezione conclusa nel 2013 e rappresentate a Banca Etruria con la lettera del 3 dicembre 2013".

venerdì 15 dicembre 2017

STIPENDI: NO AI CONTANTI, OBBLIGO DI PAGAMENTI TRACCIATI PER LE AZIENDE

Altro "regalo" del nostro Governo alle banche relativamente agli stipendi di tutti i lavoratori. Dopo l’ultimo passaggio a Montecitorio, i pagamenti delle retribuzioni dei lavoratori saranno infatti da effettuare solo ed esclusivamente tramite istituti bancari o attraverso gli uffici postali. 



Non siamo contrari alla tracciabilità dei pagamenti, beninteso, ma fino a che i CONTI CORRENTI SARANNO SEMPRE TROPPO CARI e la loro gestione influirà sul peso delle aziende, siamo contrari a ogni forma di coercizione. Se tracciato deve essere, devono abbassarsi coerentemente anche i costi di gestione dei conti. 

Molte aziende, infatti, saranno obbligate ad agire secondo i canoni prestabiliti dalla legge e, più in particolare, secondo quelli stabiliti dal CCNL. L’obiettivo di tale misura, mira a dar fine a quell’abitudine di pagare solo una parte dello stipendio previsto dal CCNL oppure di pagare stipendi, per determinate mansioni, che non raggiungono in alcun modo il minimo stabilito dalla contrattazione collettiva.




I mezzi di pagamento che, in attesa dell’approvazione dell’emendamento al senato possono essere così elencati: 

  • bonifico sul conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore; 
  • pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale indicato dal datore di lavoro; 
  • emissione di assegno consegnato direttamente al lavoratore o, nel caso in cui lui si risultasse impossibilitato, a un suo delegato che dovrebbe essere il coniuge, il convivente o un familiare, purché di età non inferiore a sedici anni. 
L’obiettivo che il Governo pone alla base di tale emendamento è quello di evitare che nella busta paga venga indicato un importo e poi, in realtà, il lavoratore percepisce di meno, ma soprattutto mira a far si che le aziende portino in detrazione somme destinate al lavoratore dipendente ma che, nella pratica, non hanno mai sostenuto.

Obiettivo secondario, e forse non dichiarato, è quello di favorire le banche e gli istituti di credito, che applicheranno sicuramente i loro balzelli relativi agli accrediti di somme sui conti corrente. Se le banche non commettessero reati bancari, questi balzelli potrebbero anche essere comprensibili, ma dato che così non è, questi balzelli saranno un ulteriore regalo alle banche. SDL Centrostudi sarà in prima linea per sorvegliare che gli stipendi accreditati d’ufficio sulle banche, non siano oggetto di attenzioni sgradite da parte degli istituti di credito.


giovedì 7 dicembre 2017

ALEXANDRIA: EX VERTICI MPS TUTTI ASSOLTI IN APPELLO

monte dei paschi banche ladre

MILANO - Non c'è stato ostacolo alla Vigilanza nel caso del derivato sottoscritto da Mps e banca Nomura. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Firenze stamani, a proposito del caso giudiziario sul Monte dei Paschi di Siena, che ha visto come imputati l'ex presidente Giuseppe Mussari, l'ex dg Antonio Vigni e l'ex responsabile del settore finanziario Gianluca Baldassarri. In primo grado erano stati condannati a 3 anni e mezzo, poi la Procura generale aveva chiesto 7 anni. Ma i giudici hanno deciso l'assoluzione con formula piena, perché il fatto non costituisce reato.  Lo riporta oggi il SOLE 24 ORE 

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Il Sole 24 Ore continua:
Viene quindi smontata la tesi per cui la natura di “derivato” del prodotto finanziario Alexandria fosse stata occultata agli ispettori della Banca d'Italia dai vertici della banca senese, tra il 2011 e il 2012. Le motivazioni della sentenza usciranno tra 90 giorni, ma è chiara a questo punto quale sia la conclusione dei giudici fiorentini: il fatto che Alexandria fosse un prodotto che poteva essere connotato da perdite da registrare ogni anno - invece di essere inserito in conto patrimoniale come una semplice comprovendita di Btp - era evidente per Bankitalia.


Sull'argomento abbiamo scritto:
MONTE DEI PASCHI: ECCO COME SI È ARRICCHITO (E I CONTRIBUENTI PAGANO)

SCAPPATE A GAMBE LEVATE DA QUESTE BANCHE!

Vedi anche: su l'Espresso
Banche in paradiso, contribuenti all'inferno: salvate dallo Stato eludono il fisco

mercoledì 6 dicembre 2017

BANCA D'ITALIA COMPLICE USURA BANCARIA?

Accuse pesanti da parte del vice presidente della Confedercontribuenti, Alfredo Belluco.


Il vice presidente della Confedercontribuenti, Alfredo Belluco, ha recentemente inviato al Parlamento e alla commissione sulle Banche una lettera d'accusa, nella quale è presente, nero su bianco, una denuncia enorme: 

"La Banca d'Italia non è un soggetto terzo nella vicenda delle malefatte delle Banche: le responsabilità vanno ben aldilà della truffa con destrezza sul risparmio dei veneti e di circa 500 mila italiani. La Banca d'Italia è stata complice in usura dalla data di entrata in vigore della legge 108/1996. Con le proprie circolari, note ecc ecc ha favorito l'odioso reato di pericolo sociale, perseguibile d'ufficio. Ha permesso ad esempio che alcune voci di costo come la Commissione di Massimo Scoperto, non rientrassero nel calcolo, in netto contrasto con la legge. Una violazione sistematica del Codice Penale che si perpetua ancora oggi in quanto le disposizioni della Banca d'Italia permettono alle Banche di calcolare il tasso effettivo e globale sull'affidato e non sull'utilizzato". 

La denuncia di Bellucco non fa altro che confermare quanto da sempre sostenuto da SDL Centrostudi, che è impegnata dal momento della sua fondazione nel contrastare questo odioso reato. L’usura si verifica nel momento in cui l’istituto di credito o l’intermediario finanziario, pattuisce e, di conseguenza, percepisce interessi superiori rispetto a quanto stabilito dalla normativa di legge. Quindi, per consentire la verifica del superamento dei tassi massimi praticabili, i quali variano a seconda della tipologia contrattuale (conti correnti, leasing, mutui, finanziamenti alle famiglie/imprese, prodotti finanziari di ogni sorta…), bisogna confrontare il tasso applicato dall’ Istituto di Credito (di norma scritto sul contratto e nelle comunicazioni fornite dall’istituto bancario), con quello fornito trimestralmente dalla Banca d’Italia, il cosiddetto tasso soglia. L’usura bancaria può configurarsi già al momento della stipula del contratto, ma anche durante il rapporto con l’istituto bancario, dopo una variazione del tasso soglia. 

Di conseguenza, in un rapporto pluriennale con lo stesso istituto, può capitare che vi siano periodi in cui la banca commette usura e altri in cui non commette il reato, a seguito delle variazioni del tasso soglia.  Secondo la tesi di Belluco anche i crediti deteriorati delle banche venete sono da analizzare nel dettaglio, e sono contestabili per tutta una serie di illeciti civili e penali, truffe contrattuali e anatocismo bancario vietato dalla legge, commissioni non dovute o non lecitamente pattuite e quindi illegittimamente incassate che portano in usura quasi tutti i rapporti bancari, con la conseguenza che il mutuo o finanziamento diventa gratuito (tasso zero) in base al combinato disposto, articolo 644 Codice Penale (USURA) articolo 1815 Codice Civile. 

La domanda che sorge spontanea è: perché le associazioni dei contribuenti e dei consumatori non sono intervenute prima? La risposta la fornisce Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, associazione a tutela dei consumatori, in un post sul suo profilo Facebook.

Adusbef infatti era stata sanzionata nel 2009 per aver denunciato i derivati di Unicredit e citata ripetutamente in giudizio da “piccole Autorità prive di qualsivoglia credibilità”. Se anziché sanzionare Adusbef e le associazioni dei consumatori, gli organismi di vigilanza avessero fatto il loro dovere, forse migliaia di famiglie azzerate ed espropriate dei risparmi e sacrifici di intere vite di lavoro, alcuni morti suicidi dopo aver scoperto di aver perso tutto, sarebbero state salvate.


venerdì 1 dicembre 2017

BANCHE CONTRO LA BCE BRINDANO IN BORSA

Francoforte difende la stretta sulla gestione dei crediti deteriorati ma Daniele Nouy, il capo della Vigilanza europea, regala qualche mese di respiro agli istituti di credito, rinviando l’introduzione dei nuovi regolamenti sui Non Performing Loans. 


E le banche brindano in Borsa, sostenendo il listino di Piazza Affari: il Credito Valtellinese ha guadagnato più del 4%, il Banco Bpm il 2,2%, Bper il 3,8%, Mediobanca l'1,9%, Mps l'1,7%, Intesa Sanpaolo lo 0,07%, Carige ha chiuso in parità mentre l'unica in controtendenza è stata Unicredit con un -0,8 per cento.


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Qualche mese in più sarà probabilmente necessario per completare le nuove e contestate regole sui non performing loans se dovrà tener conto di tutti i riscontri ottenuti dalle banche sulla bozza del cosiddetto addendum. La questione al cuore di questa modifica ai regolamenti riguarda lo smaltimento dei crediti deteriorati che emergeranno dal 1 gennaio 2018: la proposta della supervisione bancaria della Bce prevede la copertura integrale entro due anni per i crediti «non garantiti» ed entro sette per i garantiti.

Fra i motivi del rinvio, possiamo sicuramente annoverare anche il parere del presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani che, anche secondo quanto emerso dai pareri legali del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, ha imputato alla Bce di aver agito oltre i limiti delle sue competenze di supervisore delle banche dell'eurozona, interferendo così con le prerogative delle altre istituzioni europee. La questione dei pareri legali potrebbe essere in agenda all'Ecofin di martedì prossimo, ma la discussione formale tra i ministri si terrà solo nella riunione di gennaio. Il tema è stato messo all'ordine del giorno su richiesta della Germania ma si tratterà però solo di un aggiornamento generale da parte della Commissione Ue. Per il dibattito vero e proprio tra i ministri bisognerà aspettare l'Ecofin di gennaio. Ecco perché serve una tempistica più ragionevole.

Daniele Nouy, il capo della Vigilanza europea, ieri ha ammesso che nello svolgere «un ruolo importante» nella risoluzione dei deteriorati, la Vigilanza adotta un approccio «invadente», seppure «corretto». La consultazione avviata dalla Bce, ha poi aggiunto, «dimostra che siamo interessati ad ascoltare tutte le parti interessate prima di agire». Anche se «non siamo gli unici che possono e dovrebbero agire. Ciò di cui abbiamo bisogno è uno sforzo congiunto che coinvolga anche le banche, i regolatori e i governi nazionali e le istituzioni dell'Ue».

giovedì 30 novembre 2017

BANCA ETRURIA: NEL MIRINO DEI PM ANCHE CONSOB E BANKITALIA

Banca d’Italia dice di "non ha mai sostenuto il matrimonio con popolare di Vicenza". È quanto evidenziano fonti di via Nazionale, in riferimento all'audizione di oggi del Procuratore di Arezzo Roberto Rossi in Commissione di inchiesta. Dopo le ispezioni del 2013, e le irregolarità emerse, si spiega, Bankitalia "ha chiesto ad Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l’aggregazione con un partner di elevato standing". 


La scelta del partner "è stata rimessa all’autonoma valutazione degli organi aziendali". E, si puntualizza, "non poteva che essere cosi, perché nell’ambito dell’autonomia imprenditoriale che caratterizza qualsiasi banca, la scelta del partner è di competenza della banca stessa". 

In linea con ciò, l’ipotesi di aggregazione "è stata avanzata autonomamente da Vicenza nel 2014". Il negoziato tra le due banche, ricordano le stesse fonti, "non è andato a buon fine perché non si sono messe d’accordo e quindi non è stata avanzata alcuna richiesta di aggregazione".

Ma la procura di Arezzo sta svolgendo «approfondimenti» d’indagine sul ruolo di Banca d’Italia e Consob nella vicenda di Banca Popolare dell’Etruria. Le parole del procuratore di Arezzo Roberto Rossi, pronunciate nella parte secretata della sua audizione di fronte alla commissione d’inchiesta sulle banche - e riferite da fonti di vari schieramenti politici -, sono le più clamorose di una seduta già di per sé movimentata. Al momento, secondo quanto ricostruito, il fascicolo aperto da Rossi non prevede indagati né reati. Nel caso che emergessero possibili reati, l’inchiesta dovrebbe essere trasferita da Arezzo a Roma, la procura competente territorialmente. 

Bankitalia, quindi, "ha contestato ad Etruria non la mancata aggregazione con Vicenza ma il fatto che l’unica proposta di aggregazione ricevuta, che era proprio quella di Vicenza, non fosse stata portata a conoscenza dell’Assemblea, unico organismo cui spettava la decisione". Si trattava, si osserva, di "un comportamento sintomatico di un impegno del tutto inadeguato nell’affrontare le difficoltà segnalate dalla Vigilanza, riconducibile all’esigenza di preservare a qualsiasi costo radicamento territoriale e autonomia della banca". Banca Etruria, dunque, "fu commissariata non perché non si fece acquisire da Vicenza, ma in quanto sono state rilevate gravi perdite patrimoniali (tali da portare il patrimonio significativamente al di sotto dei minimi regolamentari) e irregolarità".

Fonte: ADN Kronos 

mercoledì 29 novembre 2017

BANCA MARCHE: QUER PASTICCIACCIO BRUTTO TRA CONSOB E BANKITALIA

LA STAMPA oggi denuncia alcune lacune nello scambio di informazioni per l’aumento di capitale del 2012. Lecito citare Gadda in questi casi.

La sede di Banca Marche, a Jesi (Ancona)
La sede di Banca Marche, a Jesi (Ancona)



Chiamiamole «vischiosità» informative, come fa qualcuno. Sta di fatto che la comunicazione tra Consob e Bankitalia evidentemente non ha funzionato. Dopo i casi di Popolare Vicenza (2009) e Veneto Banca (2013) c’è anche il caso di Banca Marche. Anche qui, il meccanismo (previsto dall’articolo 4 del Testo unico della finanza) si è inceppato. 

Siamo nel dicembre del 2011, quando la Consob scrive alla Banca d’Italia per la consueta richiesta di scambio d’informazioni. Banca Marche ha appena depositato il prospetto informativo per un aumento di capitale da 180 milioni di euro e Consob chiede «ogni elemento utile ai fini dell’istruttoria». Nella lettera vengono forniti dati sul Tier1 e sul Total capital ratio, precisando che l’istituto presenta una eccedenza di capitale consistente rispetto ai requisiti minimi. Poi si sottolinea che le ispezioni condotte nel 2010 hanno evidenziato una serie di carenze: tensioni di liquidità, carenze nel processo di concessione del credito e nel governo societario. «La banca - aggiunge Bankitalia nella sua risposta alla Consob - ha avviato una serie di iniziative volte a rimuovere le lacune sopra evidenziate. Sul punto sono in corso valutazioni da parte della Banca d’Italia». La lettera è datata 28 dicembre, un mercoledì. Poi c’è Capodanno, la Befana, un week-end e si arriva al 9 gennaio, lunedì. Quando il governatore scrive una lettera perentoria ai vertici di Banca Marche. Dove si dice che gli impegni presi vanno nella direzione giusta ma non sono soddisfacenti, che la banca «permane caratterizzata da elementi di anomalia» e che gli interventi di carattere finanziario «appaiono (...) difficilmente realizzabili». Infine pone una serie di condizioni, ponendo il termine per 30 settembre, quando verrà effettuata una verifica della esecuzione delle misure richieste. La banca verrà poi commissariata nell’estate del 2013. 

Fonti di Bankitalia sostengono che non c’è contraddizione tra le due lettere. La vicenda è riportata nel sito di Bankitalia in questi termini: l’aumento viene chiesto da Bankitalia e «la Consob, che autorizzò la pubblicazione del relativo prospetto informativo, era stata sinteticamente informata a fine dicembre 2011 dell’esito delle tre ispezioni, sulla base del quale la Vigilanza chiese poi alla banca, ai primi di gennaio 2012, incisivi interventi correttivi». 

La diversità delle comunicazioni a Consob (hanno preso impegni e li stiamo valutando) e alla banca (gli impegni non sono sufficienti e dovete fare altro) è evidente. Al punto che Consob sanziona gli ex vertici di Banca Marche per non aver comunicato alla Commissione la lettera di Visco, che conteneva «talune informazioni» che avrebbero dovuto essere inserite nel prospetto, come ha confermato la sentenza d’appello che ha rigettato il ricorso degli ex consiglieri. Cosa cambia tra Capodanno e la Befana non è affatto chiaro.  

L’aumento andò in porto nei mesi successivi, con un ampia partecipazione dei soci grandi e piccoli che in 30 mila circa sottoscrissero le nuove azioni. Diventando, dopo la risoluzione, una delle pietre angolari delle accuse contro gli ex vertici. Oggi sarà proprio la procuratrice capo di Ancona, Elisabetta Melotti, ad essere audita dalla commissione d'inchiesta sul sistema bancario. Ieri è stata invece Barbara Cavalo, sostituta procuratrice di Ferrara, a parlare di «vuoto normativo» in relazione alle comunicazioni tra Consob e Bankitalia.  

L'articolo, de La Stampa è di Gianluca Paolucci 

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martedì 28 novembre 2017

EUROPARLAMENTO AVVERTE: ALLARME BANCHE PER DEBITO SOVRANO

A gennaio gli stress test che considerano anche i Btp comprati dagli istituti. Per quelli italiani si tratta di una «mina» da quasi 320 miliardi di euro



Il giornale Libero punta oggi l'attenzione sulla Vigilanza europea, quella guidata dalla squadra di Daniele Nouy, che è tutta concentrata sulle sofferenze, come si è visto dalle nuove regole formulate dalla Bce con il cosiddetto «addendum» alle linee guida per la gestione dei crediti deteriorati la cui legittimità è stata bocciata anche dal servizio giuridico del Consiglio Ue con un parere arrivato ieri sul tavolo dei ministri delle finanze europei.

Francoforte sta anche pensando alla creazione di una nuova piattaforma unica che funga da banca dati per i non performin loans.

In realtà, spiega Libero,  c'è anche un'altra mina innescata dentro ai bilanci degli istituti del Vecchio Continente: l'esposizione al debito sovrano dei singoli Stati. Per la sola Italia parliamo di circa 319 miliardi di Btp in pancia alle banche.

E anche se Bankitalia ammette nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria che l'ammontare di titoli pubblici italiani nel portafoglio delle banche è sceso di 33 miliardi, purtroppo ad alleggerirsi sono state soprattutto le big del credito (per 29 miliardi) mentre le banche più piccole, che strutturalmente detengono una quota più elevata di titoli pubblici, la riduzione è stata solo di un punto percentuale. 

Il tema è d'attualità visto che per le principali 50 banche europee (tra cui quattro italiane ovvero UniCredit, Intesa Sanpaolo, BancoBpm e Ubi) si prospetta un nuovo round di stress test. E a finire nel mirino delle prossime prove di resistenza messe a punto dall'Eba - l'autorità bancaria europea- saranno anche i rischi derivanti dall'esposizione ai titoli sovrani che vengono compresi nel rischio di credito e nel rischio di mercato: nel dettaglio saranno applicati shock al portafoglio dei titoli sovrani per verificare la capacità di assorbire le eventuali perdite.

Le valutazioni partiranno a gennaio mentre i risultati saranno resi pubblici il 2 novembre del 2018.

lunedì 16 ottobre 2017

CON LE NUOVE REGOLE LE BANCHE ITALIANE SUBIRANNO IN DRAMMATICO CALO DI UTILI

Il seguente articolo è stato pubblicato su La Stampa del 16 ottobre 2017
in creative commons



Intesa, Unicredit, Mps e Carige gli istituti più esposti. I timori maggiori sono per le sofferenze senza garanzie. 


La banca toscana. Monte dei Paschi di Siena ha crediti deteriorati lordi
per oltre trenta miliardi di euro. Circa 7 miliardi è il valore netto degli Npl



GIANLUCA PAOLUCCI



Nel 2016 le prime 10 banche italiane hanno registrato nuovi crediti problematici in bilancio per 29,4 miliardi. Si va dai 10,5 miliardi di Unicredit - che ha impieghi totali per 444,6 miliardi - agli 1,1 miliardi dei Carige o ai 706 milioni di Creval, che però hanno impieghi alla clientela sensibilmente inferiori e pari rispettivamente a 18,2 e 17,4 miliardi di euro. Tutte insieme, le prime dieci banche hanno 228 miliardi di crediti difficili sui 249 miliardi totali in pancia alle banche italiane. 

Secondo gli analisti di Equita, applicando ai numeri del 2016 le nuove regole sui crediti problematici proposte dalla Bce, l costo dei rischi per queste banche sarebbe incrementato di 3,5 miliardi di euro. Ed è questo numero a spaventare di più i banchieri e, a cascata, regolatori, governanti e imprese. 

La maggior parte (78%) delle nuove sofferenze sono garantite e quindi le banche avrebbero sette anni di tempo per essere «abbattuti» del 100%. Secondo i dati di Bankitalia, il 54% delle garanzie viene recuperata dopo più di 5 anni ma entro nove anni la percentuale di recupero si avvicina al 100%. 

Ma è la componente senza garanzie quella che desta maggiori preoccupazioni che va ammortizzata entro due anni ed è composta prevalentemente da famiglie (credito al consumo) e piccole imprese. «Se ci sarà una stretta del credito sarà su queste categorie», spiega un gestore di fondi che ha investimenti nelle banche italiane. Il ragionamento che fa un banchiere è il seguente: è vero che gli Utp (unlikely to pay, inadempienze probabili, il gradino che precede le sofferenze) tendono a diventare sofferenze al ritmo del 15/20% all’anno. «Ma è anche vero che statisticamente circa un terzo tornano “in bonis”. Le banche finora avevano l’incentivo a tenere il cliente e stabilizzare l’esposizione». Con la proposta della Bce, «viene meno l’incentivo a recuperare l’esposizione privilegiando la vendita del credito a fondi specializzati, il cui interesse è recuperare in fretta il proprio credito a scapito del cliente». 

Spostando l’attenzione dai problemi dei clienti a quelli delle banche, la prospettiva cambia. Il problema maggiore della proposta della Bce è proprio quello di chiedere di accantonare al 100% delle categorie di credito deteriorato che finora le banche italiane hanno pensato di gestire internamente senza troppi patemi. I cosiddetti Utp, ad esempio, secondo una ricerca di Credit Suisse hanno tassi di copertura del rischio che vanno dal 44% di Unicredit al 26% di Bper. Gli scaduti («past due» nella definizione anglofona, il primo gradino del credito deteriorato) hanno coperture che vanno dal 34% ancora di Unicredit al 8% di Bper o al 9% di Ubi. 

La necessità di aumentare gli accantonamenti, seppur in maniera graduale, peserà maggiormente sugli istituti più deboli. Guardando all’ultima riga del bilancio, la stima per il 2018 è di un impatto sugli utili di circa un miliardo (sempre per le prime dieci banche) sugli 8,4 miliardi di utili attesi per il prossimo anno. Ma se per Unicredit e Intesa Sanpaolo, gli istituti più solidi, il calo dell’utile sarà limitato ad una percentuale compresa tra l’8% e il 9%, per Bpm Banco l’impatto sull’utile atteso arriverà al 21%, al 26% per Bper e fino al 47% per Carige, per la quale peraltro il mercato stima già una perdita netta di 50 milioni che comprende Unicredit, Intesa, Ubi Banca, Bper e Banco Bpm.



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martedì 10 ottobre 2017

USURA BANCARIA: STORICA ORDINANZA DELLA CASSAZIONE

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza emessa dalla Sesta Sezione Civile il 4 ottobre 2017, numero 23192, si è espressa ancora una volta sulla delicata e controversa questione del superamento del tasso soglia in materia di usura bancaria e, nello specifico, sulla questione riguardante la possibilità di sommare tra loro gli interessi corrispettivi e quelli moratori. 




I giudici, nel loro pronunciamento, hanno respinto il ricorso di un istituto bancario affermando che “si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento; il legislatore, infatti, ha voluto sanzionare l’usura perché realizza una sproporzione oggettiva tra la prestazione del creditore e la controprestazione del debitore”.

Inoltre il supremo tribunale ha dichiarato, concordemente con quanto già affermato dal giudice delegato, che la banca deve essere ammessa al passivo con riferimento alla sola sorte capitale, non potendo essere riconosciuti gli interessi moratori: come emerso dalla c.t.u., al momento della pattuizione il tasso degli interessi moratori era superiore al tasso soglia, vertendosi, così, in ipotesi di usura originaria (e non in quella di usura sopravvenuta come dedotto dalla banca) e, conseguentemente, ai sensi dell’art. 1815 c.c., la pattuizione del tasso di mora era considerata nulla e nessun interesse spettava.

Qual è la differenza fra usura originaria e usura sopravvenuta? 

L’art. 1815 cod. civ. dispone che se in un rapporto bancario sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi. L’interesse è definito usurario se supera il valore del Tasso Soglia stabilito per quel periodo. La Legge n. 24/2001 precisa infatti che si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titoli, indipendentemente dal momento del loro pagamento. Di conseguenza, un tasso di interesse superiore al tasso soglia, rende nullo il pagamento degli interessi, e l’istituto di credito è tenuto alla restituzione degli interessi pagati fino a quel momento. L’usura originaria si ha, di conseguenza, quando il tasso di interesse è superiore fin dal momento della stipula al tasso soglia. L’usura sopravvenuta prevede invece il superamento del tasso soglia nel corso del contratto, e comporta l’inopponibilità al cliente dei tassi eccedenti tale limite e, di conseguenza, il tasso dovrebbe essere ridotto al limite del tasso soglia rilevato su base trimestrale.

lunedì 9 ottobre 2017

IL PREMIO NOBEL PER L'ECONOMIA? UNA MEZZA BUFALA

Sapevate che il Premio Nobel per l'Economia non era mai stato nelle intenzioni di Alfred Nobel ma è una invenzione (possiamo dirlo, autopromozionale) di una Banca?

Alla faccia del conflitto di interessi! Ne parlò già una testata scientifica un paio di anni fa denunciando il mezzo "inciucio". 

La Banca di Svezia l'assegna e non la Fondazione Nobel.  E dunque non è un vero Premio Nobel come vorrebbero farci passare i media. 







Una precisazione è d'obbligo. Visionate quanto dice Wikipedia. Non è certo la verità assoluta, ma offre delle informazioni ulteriori sul "premio".
"Il prestigio del premio deriva in larga parte dall'associazione ai premi creati dalla volontà di Alfred Nobel, una scelta che è stata spesso causa di critiche. Fra le più rilevanti c'è la posizione dell'avvocato svedese ed attivista per i diritti umani Peter Nobel, pronipote di Alfred Nobel, che considera il premio un mero «colpo di pubbliche relazioni fra economisti per migliorare la loro reputazione".

CHI FU L'INVENTORE DEL PREMIO NOBEL?
È Stato Alfred Nobel, un industriale e chimico svedese inventore della dinamite.
Pare che le sue idee filantropiche siano nate negli ultimi anni della sua vita, tormentato dal pensiero che il suo nome fosse associato a una delle scoperte più devastanti in guerra.
Un po' come il personaggio di Tony Stark (alias Iron Man), l'invenzione che tanto l’aveva reso ricco, aveva trovato molte applicazioni nell’industria bellica trasformandosi in uno strumento di morte.
E le persone non mancavano di farglielo notare. Secondo l’Enciclopedia Britannica, alla morte di suo fratello Ludvig, nel 1888, un quotidiano francese aveva riportato erroneamente la notizia della morte dell’inventore e aveva titolato così: «Il mercante di morte è morto». Al senso di colpa si aggiungeva quindi anche il danno d’immagine. E cosa c’è di meglio di un generoso premio per chi apporta «considerevoli benefici all’umanità» per ovviare al problema?


E IL NOBEL PER L'ECONOMIA?

Tale riconoscimento non ha nulla a che vedere con gli altri Nobel: l’inventore della dinamite non aveva neanche preso in considerazione l’idea di dare un premio all’economista dell’anno.

Come già osservato, quello che viene usualmente definito come Nobel per l’economia, in realtà non è esattamente tale: viene attribuito dalla Banca di Svezia, sebbene le procedure ricalchino quelle dei Nobel “ufficiali”; anche l’importo del premio, che viene regolarmente indicizzato, è lo stesso. Ma allora perché non aggiungere un “altro” premio ai cinque già indicati da Alfred Nobel? Su questa decisione ha certamente pesato un certo conservatorismo della Fondazione che gestisce il lascito di Alfred: probabilmente nessuno ritiene di avere l’autorità di modificare la natura di tale lascito. Quella di accettare la proposta della banca centrale svedese deve essere sembrato un buon punto di mediazione. Queste ipotesi sulla natura del “premio” Nobel per l’economia permettono alcune considerazioni che vanno oltre il merito del premio stesso: è l’economia una scienza? Si merita, l’economia, lo stesso peso scientifico di fisica, chimica, medicina? Fisici, chimici, medici si sono dedicati alla scoperta della natura nascosta di materia, energia e corpo umano: questo può valere anche per gli economisti? Quale è stato il loro apporto specifico al miglioramento della società? Certo: se rivolgete queste domande ad un economista vi verrà risposto che l’economia ha la funzione determinante di indagare e scoprire meccanismi e dinamiche del comportamento umano e sociale che hanno permesso nel corso del tempo di migliorare la comprensione della realtà. Verissimo, ma se questo vale per l’economia, vale allo stesso modo per sociologia, psicologia, ecc. Perché attribuire maggior peso scientifico all’economia al punto di attribuirle un premio sotto l’egida, di fatto, della Fondazione Nobel? 
PER APPROFONDIRE  


I NOBEL PER L'ECONOMIA SBAGLIANO SPESSO


Prendiamo ad esempio Paul Krugman, Premio Nobel per l'economia nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell'attività economica in materia di geografia economica. Uno degli economisti più affermati e osannati del mondo.
Qualsiasi cosa lui scriva sul New York Times diviene vangelo economico.

Eppure, nonostante certe sue critiche al sistema siano condivisibili, in certe cose anche lui prende grossi abbagli. Per approfondire



BANCHE IN FUGA DALLA CATALOGNA

Le banche sono state le prime a minacciare di "fuggire" dopo il referendum indipendentista della scorsa domenica. Nonostante le conseguenze sull’esito referendario rimangano incerte, la paura della deriva secessionista che si profila in Spagna sta inducendo le banche, ma anche società e multinazionali che operano in Catalogna a preparare piani di emergenza nel caso che il governo catalano dichiari unilateralmente l’indipendenza


Inutile girarci intorno: le banche seguono e seguiranno sempre per prime i propri interessi, e secondo fonti consultate da La Vanguardia, il consiglio di amministrazione di CaixaBank si riunirà domani per valutare un cambiamento della sede legale ed evitare incertezze sulla possibile indipendenza della Catalogna. La più grande banca catalana sege i passi di Sabadell, che ha approvato in serata il trasferimento della sua sede ad Alicante. La banca, presieduta da Jordi Gual e guidata dal ceo Gonzalo Gortazar, ha chiuso la prima metà dell’anno con un utile di 839 milioni di euro.


L'allarme lo ha lanciato ufficialmente il Fondo Monetario Internazionale: se l'incertezza sulla crisi catalana persisterà, i rischi per l'economia saranno seri. La crisi in Catalogna "potrebbe pesare sulla fiducia e sulle scelte di investimento", in un momento in cui la Spagna può vantare "solide prospettive positive", ha detto ieri Andrea Schaechter, capo della missione in Spagna del Fondo Monetario Internazionale. E i primi segnali, in effetti, già si vedono.

Gli istituti di credito da diversi giorni provano a tranquillizzare i loro clienti che i soldi depositati nei loro conti sono pienamente garantiti, indipendentemente da come evolverà la situazione politica.

Ma il settore bancario non è mai stato così incerto e dopo l'annunciata fuga delle banche, che si stanno preparando al trasferimento delle loro sedi per il timore della deriva secessionista, anche le grandi imprese e multinazionali che hanno alimentato il successo economico della Catalogna sono pronte a spostarsi altrove in caso di una dichiarazione di indipendenza. Del resto, il commissario europeo Pierre Moscovici era stato chiaro, quando pochi giorni fa aveva affermato che "La Catalogna indipendente non sarà mai un membro dell'Unione europea" e che "L'Unione europea non conosce che un unico Stato membro, la Spagna. Quello che si profila è dunque uno scenario spaventoso per l'economia dell'ipotetica Catalogna indipendente e "le grandi compagnie non sono disposte a pagare le conseguenze negative di una separazione dalla Spagna senza l'ombrello dell'Unione Europea", ha confidato al quotidiano Abc una fonte di una grande impresa basata in Catalogna.


Ue: rischio guerra civile in Catalogna, la reazione dei mercati


Anche da Bruxelles la situazione è vista con preoccupazione. Il commissario Ue all’Economia, Pierre Moscovici d’altronde era stato chiaro: “Una nuova repubblica sarebbe fuori dall’Unione europea. Conosciamo un solo membro: la Spagna”. Parole chiare, molto apprezzate a Madrid, che aprono scenari spaventosi per l’economia dell’ipotetica nuova nazione, fuori dall’euro e alle prese con un debito pubblico da negoziare con uno Stato, la Spagna, che non farà sconti. Mentre il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettingernon usa mezzi termini: “C’è il rischio di una guerra civile“.

lunedì 25 settembre 2017

SDL CENTROSTUDI A FIANCO DI CHI COMBATTE LA CORRUZIONE


L'Associazione Bang (cultura della legalità) con SDL Centrostudi, partner dell’iniziativa, organizza il 5 ottobre 2017 alle ore 21.00 a Cernusco Lombardo, in provincia di Lecco, la giornata di studio “La corruzione spuzza". Ne parla anche la testata Finanza e Business.  

Ospiti della serata:

Raffaele Cantone (Presidente dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione)

Francesco Caringella (Consigliere di Stato)

Presso il Cine-Teatro San Luigi

Via Lecco, 45. Cernusco Lombardo (LC)


Ad accompagnare gli ospiti vi saranno Piero Calabrò e Roberto Romagnano, co-organizzatori e responsabili del “Progetto Legalità” (www.progettolegalita.com), che dal 2012 si propone l'obiettivo di una riflessione collettiva e partecipata in Lombardia sui temi della corruzione e della presenza mafiosa nell'economia, nella politica e nella società.

L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti e come di consueto sarà possibile seguire la diretta streaming sulla pagina Facebook @progettolegalitabrianza o il live twitting sul profilo Twitter di Progetto Legalità.

SDL Centrostudi, partner dell’iniziativa, è una società all’avanguardia specializzata nell’analisi delle problematiche attinenti i rapporti con il sistema finanziario e bancario e nella lotta all’anatocismo, di ristrutturazione del debito delle imprese, del sovraindebitamento, dell’esdebitazione e di ogni aspetto del contenzioso tributario, offrendo sostanziali e concrete soluzioni.


giovedì 10 agosto 2017

REATI BANCARI E USURA

A causa della crisi economica e della stretta del credito attuata da parte delle banche, negli anni sono cadute nelle grinfie dell’usura criminale numerose persone e aziende, che rischiano, a causa dei debiti contratti con le banche e con gli usurai, di perdere tutto: la casa, la dignità, la famiglia. 


Gli usurai agiscono in base alle persone che si rivolgono a loro. Se qualcuno chiede loro piccole somme per pagare una rata di mutuo, per continuare a giocare d’azzardo o per altre piccole esigenze, normalmente prestano i soldi, con un tasso d’interesse decisamente oltre ai limiti di legge. Davanti al piccolo imprenditore, che normalmente dispone di proprietà immobiliari, puntano ovviamente ad appropriarsene. Negli ultimi sette anni, secondo i dati elaborati dalla Consulta nazionale antiusura, oltre 450 mila famiglie hanno subito un’esecuzione immobiliare da parte delle banche. Questo dato è destinato a crescere esponenzialmente con la cessione dei crediti problematici delle banche ai fondi speculativi. Queste attività bancarie e finanziarie si ripercuotono sulle famiglie e sulle aziende che, per saldare i debiti, si vedono costrette a rivolgersi agli usurai, cadendo quindi preda dei criminali. 

Secondo l’istituto di ricerca Eurispes, il giro d’affari legato all’usura in Italia nel 2015 si aggira attorno agli 82 miliardi di euro. La cifra corrisponde alla somma del denaro prestato a usura alle famiglie e alle imprese (37,25 miliardi) e di quello restituito con un tasso di interessi elevato (44,7 miliardi). Il tasso di interesse medio applicato dagli usurai è calcolato attorno al 120 per cento annuo.



Le famiglie e le aziende non devono stare attente solo agli usurai “regolari”, a anche a usurai molto più insospettabili e pericolosi: le banche. Gli istituti di credito commettono regolarmente reati di usura bancaria. In Toscana su 9.700 pratiche esaminate analizzate da SDL Centrostudi il 98 per cento presenta anomalie. In Toscana negli ultimi dieci anni le banche hanno riscosso 328 milioni di euro non dovuti. Analizzando queste pratiche, frutto di situazioni maturate nei dieci anni precedenti è stato possibile rilevare che le banche hanno incassato 514 milioni di euro extra capitale, ossia pagati per usura soggettiva, usura oggettiva e anatocismo, cioè l’applicazione di interessi composti anziché semplici. Di questi 514 milioni, quelli non dovuti e, di conseguenza, sottratti commettendo reato, sono 328 milioni. SDL Centrostudi è in prima linea contro l’usura bancaria e l’anatocismo, sia per restituire alle persone che si rivolgono alla società i soldi ingiustamente sottratti, sia per contrastare il ricorso agli usurai. Grazie alla consulenza iniziale gratuita, è già possibile valutare se l’istituto di credito commette usura bancaria o anatocismo. Per chi vuole approfondire l’analisi e tentare di ottenere dalla banca quanto ingiustamente sottratto, i consulenti di SDL Centrostudi sono a disposizione in ogni fase del procedimento, dall’analisi, all’eventuale concordato o alla causa.


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martedì 18 luglio 2017

BANCHE, ERRORI DA 100 MILIONI

I dati raccolti tra i clienti calabresi della società “SDL Centrostudi SPA” in difesa dei correntisti

Storie di anomali pagamenti che hanno portato al collasso economico, l’articolo pubblicato sull’edizione cartacea del Quotidiano del Sud

sabato 24 giugno 2017

BCE: "VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA PROSSIME A FALLIRE"

La Banca centrale europea ha dichiarato che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono "in fallimento o in  probabile fallimento". E ha informato il Single Resolution Board, (Srb) il quale ha deciso di non applicare la procedura di risoluzione. Le due banche quindi saranno liquidate secondo le procedure delle norme italiane.

Lo comunica oggi ADN Kronos che conferma come sia già pronto e immediato l'intervento del governo, che ha già pronta l'operazione di salvataggio. 

Rapida la risposta dell'avvocato Biagio Riccio, che sulla pagina Facebook di SDL Centrostudi replica con fermezza. Riportiamo la sua riflessione coraggiosa sul sistma di vigilanza delle banche 


SE UNA BANCA VALE UN EURO
Fa impressione sentire le cronache dei giornali che Intesa abbia offerto simbolicamente un euro per comprare gli asset positivi delle banche venete, mentre quelli negativi, crediti deteriorati in particolare, saranno a carico dello Stato ( la stessa operazione da sciacalli fu fatta con il Banco di Napoli).
È la funesta conclusione di una gestione ad opera di amministratori che hanno concesso fidi clientelari e non hanno saputo neppure gestire crediti deteriorati. Infatti si vuole procedere, giustamente, ad un'azione di responsabilità nei loro confronti 
Ma sorgono alcune domande:
1- Come è possibile che nonostante la capitalizzazione ( iniezioni miliardarie ) di Fondo Atlante la banca popolare di Vicenza sia dichiarata insolvente? 
2- Dove erano la Banca d' Italia e la Banca Centrale Europea quando nella pancia delle due banche, la Veneta e la Popolare di Vicenza, si sono formati montagne di sofferenze ( oltre 9,6 miliardi di euro ) che difficilmente saranno smaltite, con la conseguenza che il relativo buco ovviamente sarà pagato con soldi pubblici? 
3- Siamo alla settima banca che salta.E tardivo il governo con la sua Commissione di inchiesta che non prenderà il largo, perché siamo a fine legislatura.Il sistema bancario è marcio perché le banche non seguono la loro naturale vocazione: quella dell'intermediario che raccoglie i depositi ed attua gli investimenti. Corrono ai facili profitti, quelli dei derivati, della finanziarizzazione, scommettendo con i risparmi della povera gente. 
4- Bisogna avere il coraggio di punire banchieri senza scrupolo, ma anche BANCA D'ITALIA e la CONSOB che dormivano mentre il patrimonio dei risparmiatori italiani veniva mangiato vivo.
Abbiamo perso oltre un anno, bruciato milioni di euro ed il desolante destino è comunque quello della liquidazione di gloriose banche che hanno alimentato il nord est, la locomotiva dell'economia italiana. 
Se una banca vale meno di un caffè siamo al baratro dell'economia reale. La nostra è la Repubblica delle banane.

lunedì 30 gennaio 2017

BANCHE ITALIANE: C'È ANCORA MOLTO DA FARE. PARLA LA PRESIDENTE DELLA SORVEGLIANZA A FRANCOFORTE



"Accuse alla vigilanza? Non privilegiamo nessuno". "Le critiche su Montepaschi? Chi doveva sapere aveva gli elementi"


In esclusiva su Repubblica, la presidente della Vigilanza europea sulle banche respinge le dure accuse su Mps e, più in generale, sulla sua presunta rigidità e "pro-ciclicità" e replica ai sospetti di trattare meglio le banche tedesche: "Noi trattiamo tutti allo stesso modo". 

La numero uno della sorveglianza sugli istituti di credito entra anche nel dettaglio sui possibili effetti della Brexit, sul rischio di una supremazia delle banche d'affari americane e sulle sfide future per il sistema, a cominciare dalla sopravvivenza in un'era di tassi bassi e dai negoziati su Basilea IV che rischiano di asfissiare il sistema.





Se hai un problema con le banche e credi di aver diritto ad un risarcimento, scrivici senza impegno.

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