lunedì 9 ottobre 2017

BANCHE IN FUGA DALLA CATALOGNA

Le banche sono state le prime a minacciare di "fuggire" dopo il referendum indipendentista della scorsa domenica. Nonostante le conseguenze sull’esito referendario rimangano incerte, la paura della deriva secessionista che si profila in Spagna sta inducendo le banche, ma anche società e multinazionali che operano in Catalogna a preparare piani di emergenza nel caso che il governo catalano dichiari unilateralmente l’indipendenza


Inutile girarci intorno: le banche seguono e seguiranno sempre per prime i propri interessi, e secondo fonti consultate da La Vanguardia, il consiglio di amministrazione di CaixaBank si riunirà domani per valutare un cambiamento della sede legale ed evitare incertezze sulla possibile indipendenza della Catalogna. La più grande banca catalana sege i passi di Sabadell, che ha approvato in serata il trasferimento della sua sede ad Alicante. La banca, presieduta da Jordi Gual e guidata dal ceo Gonzalo Gortazar, ha chiuso la prima metà dell’anno con un utile di 839 milioni di euro.


L'allarme lo ha lanciato ufficialmente il Fondo Monetario Internazionale: se l'incertezza sulla crisi catalana persisterà, i rischi per l'economia saranno seri. La crisi in Catalogna "potrebbe pesare sulla fiducia e sulle scelte di investimento", in un momento in cui la Spagna può vantare "solide prospettive positive", ha detto ieri Andrea Schaechter, capo della missione in Spagna del Fondo Monetario Internazionale. E i primi segnali, in effetti, già si vedono.

Gli istituti di credito da diversi giorni provano a tranquillizzare i loro clienti che i soldi depositati nei loro conti sono pienamente garantiti, indipendentemente da come evolverà la situazione politica.

Ma il settore bancario non è mai stato così incerto e dopo l'annunciata fuga delle banche, che si stanno preparando al trasferimento delle loro sedi per il timore della deriva secessionista, anche le grandi imprese e multinazionali che hanno alimentato il successo economico della Catalogna sono pronte a spostarsi altrove in caso di una dichiarazione di indipendenza. Del resto, il commissario europeo Pierre Moscovici era stato chiaro, quando pochi giorni fa aveva affermato che "La Catalogna indipendente non sarà mai un membro dell'Unione europea" e che "L'Unione europea non conosce che un unico Stato membro, la Spagna. Quello che si profila è dunque uno scenario spaventoso per l'economia dell'ipotetica Catalogna indipendente e "le grandi compagnie non sono disposte a pagare le conseguenze negative di una separazione dalla Spagna senza l'ombrello dell'Unione Europea", ha confidato al quotidiano Abc una fonte di una grande impresa basata in Catalogna.


Ue: rischio guerra civile in Catalogna, la reazione dei mercati


Anche da Bruxelles la situazione è vista con preoccupazione. Il commissario Ue all’Economia, Pierre Moscovici d’altronde era stato chiaro: “Una nuova repubblica sarebbe fuori dall’Unione europea. Conosciamo un solo membro: la Spagna”. Parole chiare, molto apprezzate a Madrid, che aprono scenari spaventosi per l’economia dell’ipotetica nuova nazione, fuori dall’euro e alle prese con un debito pubblico da negoziare con uno Stato, la Spagna, che non farà sconti. Mentre il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettingernon usa mezzi termini: “C’è il rischio di una guerra civile“.

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